29.9.06

UNA ACLARACION JUSTA Y NECESARIA

La excomunión del arzobispo Milingo no tendría que sorprendernos en verdad. Es el triste final de una serie de pasos en los que marcaba cada vez más su desinterés por permanecer fiel a sus promesas de celibato.

Por Esteban Dufourq para LA ESPADA Y LA CRUZ

Sin embargo no deja de llamar la atención la aseveración del comunicado de la sala de prensa de la Santa Sede según el cual "la Iglesia no reconoce ni pretende reconocer en el futuro tales ordenaciones y todas las ordenaciones que deriven de ellas, y considera que el estado canónico de los cuatro presuntos obispos es aquel en el que se encontraban antes de la ordenación".

En efecto la ilicitud de las consagraciones no está en tela de juicio. Lo llamativo es considerarlas como si fueran inválidas (sin afirmarlo de manera explícita). Es decir, aún cuando hayan sido válidas la Iglesia jamás reconocerá sus efectos canónicos. Es más se refiere a los cuatro "presuntos" obispos.

Esto viene a colación por tendencia de ciertos medios "religiosamente correctos" que buscan la similitud con el caso del Arzobispo francés Marcel Lefebvre. Y si bien el canon de la pena es el mismo, jamás la Santa Sede puso en tela de juicio la validez o los efectos canónicos de las ordenaciones hechas por este último. Uno se podría preguntar por qué no se aplica el mismo rigor al tradicionalismo que el dado al Arzobispo Milingo. Es decir que se reciba a los obispos consagrados por Mons. Lefebvre y a los sacerdotes por ellos ordenados en el status anterior a dichas ordenaciones.

Lo cierto es que los casos son distintos: los temas que preocupaban a Mons. Lefebvre (crisis litúrgica, dogmática y relativismo religioso) son los temas que preocupan a Roma y en particular al papa Benedicto XVI (ya desde sus tiempos de cardenal) aunque con diferencias, algunas de ellas no menores por cierto. En cambio la postura sobre el celibato de Mons. Milingo no tiene lugar en Roma (salvo en algunos progresistas remanentes en la Curia). Podemos decir, parafraseando el comunicado de la Santa Sede, que la posición contraria al celibato no tiene presente ni futuro.


4 Comments:

Anonymous Anónimo said...

Cuando declararon la excomunión de Mons. Ngo Dhin Thuc por las consagraciones del R.P. Guerard des Lauriers y los sacerdotres Mexicanos Carmona y Zamora, la Santa Sede hizo la misma salvedad: sin expedirse sobre la validez del episcopado, declararon no reconocerlo. Se habló de dudas graves por la salud mental de Mons. Thuc. Creo que lo mismo se puede pensar de Mons. Millingo.

3:40 p.m.  
Anonymous Anónimo said...

Tengo entendido (pero en todo esto de los sedevacantistas son mas las desinformaciones que las fuentes fidedignas) que el nuncio en los EE.UU. reconocio la validez de las consagraciones episcopales de Mons. Thuc. Sin embargo, es probable que muchas de las ordenaciones de Thuc adolescieran de vicios materiales y formales, especialmente en los casos de los sacerdotes veterocatolicos u otros cismaticos (ortodoxos, "celtas", etc.) y quizas en los del Palmar de Troya.

10:48 a.m.  
Anonymous Anónimo said...

Texto de la declaración de la excomunión en la que incurrieran Mons. Ngo Dinh Thuc y los sacerdotes por él consagrados obispos.

En el punto 3 del documento se manifiesta desconocer el carácter episcopal o presbiteral que resultaren de estas ordenaciones.



SACRA CONGREGATIO PRO DOCIRINA FIDEI. Notificatio Exc.mus dominus qua poenae canonicae episcopis qui illicite alios episcopos ordinaverunt illisque hoc modo illegitimo ordinatis denuo comminantur. 12 martii 1983: AAS 75(1983). pp. 392 393.

Nel mese di gennaio 1976, s.e. mons. Pietro Martino Ngô dinh Thuc (1), arcivescovo titolare di Bulla Regia, ordinò del tutto illegittimamente diversi presbiteri e vescovi nella località di Palmar de Troya in Spagna. Per questa ragione la Sacra Congregazione per la dottrina della fede, il 17 settembre dello stesso anno, emanò un decreto (cfr. EV 5/ 2109s), nel quale venivano ricordate le pene canoniche in cui erano incorsi sia lui sia gli altri che in modo illegittimo avevano ricevuto l'ordinazione.

In seguito lo stesso prelato chiese ed ottenne l'assoluzione dalla scomunica, riservata specialissimo modo alla Santa Sede, in cui era incorso.
Ora però consta a questa sacra congregazione che l'ecc.mo mons. Ngô dinh Thuc, già dal 1981, ha ordinato di nuovo altri presbiteri contro la prescrizione del can. 955. Anzi e ciò è ancora più grave nello stesso anno, trasgredendo il can. 953, ha conferito l'ordine episcopale, senza mandato pontificio e senza provvisione canonica, al religioso M. L. Guérard des Lauriers o.p., di nazionalità francese, e ai sacerdoti Mosè Carmona e Adolfo Zamora, originari del Messico; in seguito Mosè Carmona a sua volta conferì l'ordinazione episcopale ai presbiteri messicani Benigno Bravo e Roberto Martínez, e al sacerdote americano George Musey.

Mons. Ngô dinh Thuc inoltre ha inteso provare la legittimità degli atti compiuti, soprattutto attraverso una dichiarazione pubblica fatta nella città di Monaco, il 25 febbraio 1982, nella quale affermava che "la Sede della Chiesa cattolica di Roma era vacante" e per questo egli, in quanto vescovo, "faceva tutto perché la Chiesa cattolica di Roma continuasse per la salvezza eterna delle anime".

La Sacra Congregazione per la dottrina della fede, dopo aver valutato la gravità di questi delitti e delle asserzioni erronee, per mandato speciale di s.s. Giovanni Paolo II, ritiene necessario rinnovare le prescrizioni del proprio decreto del 17 settembre 1976, che si applica pienamente a questo caso, cioè:

1) i vescovi che hanno ordinato altri vescovi, nonché gli stessi vescovi ordinati, sono incorsi, oltre che nelle sanzioni di cui ai canoni 2370 e 2373, 1 e 3, del Codice di diritto canonico, anche nella scomunica ipso facto, riservata in modo specialissimo alla Sede Apostolica, di cui nel decreto della Congregazione del s. uffizio del 9 aprile 1951 (AAS 43[1951], pp. 217s). La pena, poi, di cui al can. 2370 si applica anche ai presbiteri assistenti, se ve ne furono presenti.

2) 1 presbiteri ordinati in questo modo illegittimamente, secondo il can. 2374 sono ipso facto sospesi dall'esercizio dell'ordine, e, qualora abbiano posto un atto dell'ordine, sono anche irregolari (can. 985, 7).

3) Infine, per quanto riguarda coloro che hanno già ricevuto l'ordinazione in questo modo illegittimo o che forse stanno per riceverla da costoro, checché ne sia della validità dell'ordine, la Chiesa non riconosce né riconoscerà la loro ordinazione e li ritiene a tutti gli effetti giuridici in quello stato che ognuno aveva in antecedenza, ferme restando le sopra ricordate sanzioni penali, fino alla resipiscenza.

Inoltre questa sacra congregazione ritiene suo dovere ammonire calorosamente i fedeli cristiani, affinché si guardino dal partecipare o incoraggiare in qualsiasi modo attività liturgiche o iniziative e opere di qualsiasi genere, promosse da coloro di cui sopra si è accennato (2).

Roma, dal palazzo della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, 12 marzo 1983.

JOSEPH card. RATZINGER, prefetto
fr. Jérome HAMER o.p., arciv. tit. di Loria, segretario


NOTE

(1) Come ricorda il documento sopra riportato, mons. Ngô dinh Thuc cra stato scomunicato nel gennaio 1976 per alcune ordinazioni episcopali (la cui validità non è stata riconosciuta) senza mandato apostolico; avendo però espresso il suo pentimento. egli era stato assolto il 17.12.1976, "ferma restando la sospensione che gli proibiva di conferire gli ordini". Ma nel 1981 il vescovo incorreva nella recidiva con altre ordinazioni e il 12.3.1983 la Congregazione per la dottrina della fede dichiarava ufficialmente che era incorso nella scomunica per questo delitto canonico, aggravato dalle affermazioni fatte a Monaco di Baviera il 25.2.1982, in cui dichiarava vacante la Sede Apostolica e che riteneva suo compito "come vescovo di assicurare la continuità della Chiesa cattolica romana in vista della salvezza delle anime" (cfr. OR 8.4.1983).
Mons. Ngô dinh Thuc è deceduto il 13.12.1984 riconciliato. In una dichiarazione, datata 11.7.1984, aveva ritrattato pubblicamente i suoi precedenti errori, riguardanti le ordinazioni illecite e le dichiarazioni fatte a Monaco, con le quali rifiutava il Concilio Vaticano II e il Papa (cfr. DC 67[1985] 3/1889, p. 185). La Congregazione per la dottrina della fede (in OR 17 18.12.1984) ha fatto sapere che, tenuto conto della dichiarazione presentata l'11.7.1984, il Papa gli aveva accordato l'assoluzione dalle censure incorse, rilevando però che tale assoluzione non riguardava gli ordinati in modo illecito.

(2) Quoad concordantiam singolurum canonum qui heic referuntur cum legislatione canonica nuper prornulgata, cf. in novo CIC cann. 1015 § 1, 1013, 1382, 1383, 1041 6°.

4:16 p.m.  
Anonymous Anónimo said...

Muchisimas gracias. Desconocia este documento.

11:34 a.m.  

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